Luigi Carletti
di Antonio, nato a Monte San Savino.
L'8 settembre 1943 trovò Luigi sul fronte francese in qualità di sottotenente di artiglieria contraerea. In seguito allo sbandamento generale, prese con alcuni suoi fidi dipendenti, due automezzi e due pezzi di artiglieria con la speranza di portarli in salvo; ma giunto a Cuneo ove era il suo comando, non trovò più nulla, e fu costretto ad abbandonare la città e darsi alla campagna per evitare la cattura da parte dei tedeschi. Attraverso molte peripezie, dopo parecchi giorni di faticoso cammino, giunse a Monte San Savino, ove potè riabbracciare i suoi cari; ma non perse tempo. Animato da una fede incrollabile nella futura rinascita dell'Italia, cautamente ed intelligentemente, incomincia a svolgere la sua opera, preparando il suo piano di lotta contro i tedeschi. Inizia così il movimento locale; fa vita comune con diversi ex prigionieri alleati che sfuggiti dai campi di prigionia, si trovavano nei pressi della sua proprietà, procurando loro, a sue spese, vitto, vestiario, armi, onde agire al momento più opportuno, insieme coi partigiani.
Il 28 giugno 1944, un reparto della divisione Herman Goering fece irruzione nella sua villa, arrestando tutti i componenti la famiglia e chiunque ivi si recava. Purtroppo anche Luigi era in quel momento a casa per procurare rifornimenti al gruppo di partigiani. Tutti i famigliari, sotto l'accusa di antifascismo, vigliaccamente inoltrata al comando tedesco da parte dei fascisti repubblichini, vennero, per alcuni giorni, torturati, allo scopo di avere notizie precise sull'organizzazione della « Resistenza » e sull'assistenza ai prigionieri alleati. Il padre, che si tenne sempre sulla negativa, fu ferito gravemente con le percosse e venne minacciato di fucilazione se entro due ore non avesse parlato. Lasciato così a meditare in una stanza semisvenuto, appena rimessosi un pochino, riuscì miracolosamente ad evadere ed a mettersi in salvo, e ciò avvenne nella notte del 30 giugno. Allora i tedeschi infierirono maggiormente contro il povero Luigi e con incredibili torture, cercarono di strappargli, ad ogni costo, le notizie che loro interessavano. Fra i vari sistemi di tortura, adottarono anche quello di passare attorno ai polsi del disgraziato, una robusta catenella di ferro, attraverso la quale veniva infilato un ferro che, se girato a mò di tortiglione, straziava le carni e le ossa, e ciò avveniva mentre altri percuotevano bestialmente in tutte le parti del corpo!
Le atroci torture inflitte al povero Luigi durarono fino al mattino del 2 luglio, giorno in cui i tedeschi riuscirono finalmente a capire che dalla sua bocca, in nessun caso, sarebbe uscita una parola che potesse compromettere il movimento della « Resistenza » nella zona. E così Luigi fu trascinato in un bosco e fucilato. Il suo corpo venne nascosto fra le frasche e fu ritrovato soltanto dopo nove giorni di ansiose ricerche con ancora evidentissimi i segni delle torture e delle sevizie subite. Luigi preferì la morte e sopportare le atroci torture anziché tradire i suoi compagni che si erano nascosti poco [ontano, per cui poterono tutti salvarsi. (Questi particolari sono stati narrati da testimoni oculari imprigionati anch'essi nella villa Carletti e le cui deposizioni, regolarmente firmate, furono consegnate al C.L.N. di Monte San Savino).
Anche la madre, Carolina Veltroni, e la sorella Licia, vennero deportate ed incarcerate a Firenze; poi anch'esse riuscirono miracolosamente a salvarsi.