Racconti tratti da
E io ero Sandokan. Sguardi partigiani,
di Lorenzo Nasi, Arti grafiche Cianferoni, Stia (Ar) 2011
Ginestrino - Ugo Tei (Bibbiena)
Dovevo andare sotto militare. Ma in montagna c’era già il mi fratello e anche io andai al bosco con lui. Quattro fratelli, tutti partigiani. Poi la differenza è tutta qui: che i carabinieri mi stavan dietro, m'avevan fatto passare per disertore. Poi se conobbe gente d'Arezzo, Libero, Remo e altri…e s’iniziò…Come comandante ce s’aeva il Sacconi che era infernale, l'era bravo. Se operava tra la Valle Santa e San Paolo in Alpe dove c’era il comando dell’8^ brigata romagnola e dove ci facevano il campo di lancio. Poi cominciarono le spie, tutte spiate e i tedeschi iniziarono a venire su dalla Romagna. Dopo il bombardamento di San Paolo in Alpe e la ritirata dal campo di lancio, se tornò tutti indietro. Per uscire ce toccò passare in mezzo ai tedeschi...c'era la neve, se passò da la Lama e poi Stia, Pratovecchio e sandò su nel Pratomagno, quando presero il poro Licio. Licio l’era un fegataccio, fegataccio, anche troppo, lui. Anche lì fu una spiata. Lo fecero andare...al…come se po' dire. Qualcuno gli disse d’andare giù che c'è qualc’altro partigiano che deve venì sue...Una spiata. lo presero e l'amazzarono…Io avevo la mitraglia. Ho sempre avuto la mitraglia. Ho durato fatica eh...ma con quella me son sempre difeso. Eran momenti…Ma però…e un lo so, se tornassi indietro un lo farei. Perché la paura un viene lì. Dopo un po' se tu sei al bosco se diventa come selvatici, soddimorto io. Un sa più paura di niente. O Dio, con Sacconi s’era comandati bene eh…Il mio nome di battaglia era Ginestrino perché i miei genitori erano accampati a Ginestrino…Noi s’è trovato tutte le famiglie bone che c’hanno aiutato, però per loro l'era un rischio. Noi s’era una quarantacinquina, cinquanta.
Io dal Pratomagno un giorno portai la mitraglia fino alla Lama, e su fino a San Paolo. E poi sopra a l'Eremo ce se fermò...e un se ne potea più. Quando s’arivò me levai le scarpe metteme sul foco per scaldasse un pochino: me bruciai tutte le calze, meno male me n'accorsi. L’era dura vai…ma avevo vent’anni. La sera partivo con du muli, venivo qui, prendevo il tabacco. Poi portavo via i tendoni a questi tedeschi e tornavo nel Pratomagno la sera da solo. Ma… a vent’anni.
Allora avevo vent’anni l'ero quasi un quintale. Se dormiva nelle capanne, all'aperto. Mangiare un po' lo facevo io...ma il corpo se scioglieva sempre.
Se mangiava male. D'altra parte...