Racconti tratti da
E io ero Sandokan. Sguardi partigiani,
di Lorenzo Nasi, Arti grafiche Cianferoni, Stia (Ar) 2011
Grande - Alessandro Brezzi (Stia)
Gli spiego ipperché so' partito da qui e so' andato a finì in Romagna. Praticamente l'era il periodo che ci pigliavan tutti a fare i repubblichini.
Ora le spiego...
Io a l'inizio facevo il pre-militare, a quell'epoca c'era il pre-militare...Insomma, mi presero qui a Stia. Nella scuola c'era uno a fare...l'era dei fascisti, a fare la pre-militare.
La mattina mi chiama e mi dice “vieni qua Brezzi!!
“Se tu firmassi per andà nei repubblichini...”
Ma perché? io mi domandai… Per l’appunto, so' de Papiano e a quell'epoca Papiano era chiamata la “piccola Russia”. Sicché l'era un po' contro senso...nò!?! Allora io, se devo fare il militare lo fo per me, dico, che scopo c'ho a firmare per andare nei repubblichini?
Ma lui continuava “Sa…...perché nei reparti l'è tutto un altro discorso. Sa, se lei commette qualche errore tutt'al più la prende un pedatone nel culo e in galera un ce va”.
“Senta” gli risposi...
“A me le mani adosso un l'ha messe mai nessuno e neanche ce le voglio, perciò lei la faccia il suo che io fo' il mio”.
“Va bene. Allora mettiti lì sull'attenti” rispose lui.
Mi misero dietro le scuole sull'attenti e la mattina dopo non so quanto, me ritrovai sotto la fonte che me bagnavano la testa con l’acqua. Ero svenuto. A quel punto lì dissi...madonna...insomma ce la presi a morte e dopo, quando successe che se doveva andare militare s’arivò ad Arezzo. Lì c'era il bombardamento e allora tornai indietro. S’era diversi lungo la ferrovia, perché se scappava a piedi. Sicché, a fare il militare non ci si poteva andare perché c'era il bombardamento, nelle parti di casa non ci si poteva stare perché veniva il maresciallo a cercarci. Io c'avevo due sorelle che lavoravano in fabbrica nel lanificio e continuamente erano a domandagli dove ero, cosa facevo e via dicendo… Sicché dissi, qui un ci si pole stare. Andai allora alla macchia, nei castagni dalla parte dell'Oia.
Una mattina, l’ero dentro un seccatoio, cascavano le castagne, arriva una brigata, venivano dalle Pescine. Erano partigiani. Erano una venticinquina, trenta. Sicché mi trovarono li dentro e mi domandano...
“Lei cosa ci fa qui?”
Di risposta gli spiegai un pochino il fatto e mi dissero:
“Guardi noi purtroppo siamo costretti: o con noi o contro di noi. Noi questa gente a strasciconi per le strade non si possano tené...”
Al tempo io...stavo a Papiano
“E come fo'?”…gli dico.
“Ho bisogno che vada a sentire un pochino i mia in casa”.
Parlai coi mia e …
“A questo punto fa come tu credi” mi dissero.
Sicché mi toccò pigliare e...
“Se lei la viene con noi ci si ritrova a la Casa Nova. Domattina viene alla Casa Nova e da lì si parte”. Come difatti andò. Andai alla Casa Nova la mattina e si partì su per il Tufone, il Giogarello e Campigna. In Campigna ci si fermò. Il giorno dopo da Campigna si parte e si va al Corniolo. Li si ridorme e la mattina seguente ancora se parte dal Corniolo. S’andò giù sotto il Corniolo, a Biserno. A Biserno ci si stiede quattro giorni e poi di lì a me mi trasferiscono, perché facevano...dividevano una trentina, ventotto, trenta, ci mettevano in questi casolari di contadini. A me mi portarono a Casa Nova d'Alpe verso San Piero in Bagno e lì ci si passò molto tempo. S'aveva il comando Brigata a Strabatenza. Erano tutti romagnoli. Eravamo dell’ l'8^ Brigata, quella romagnola. Da lì s’andò una volta a fare un'azione a San Piero in Bagno. A San Piero in Bagno s’ataccò una caserma, però lo sbaglio fu che se scese giù dalla montagna. C'è un fiume a San Piero in Bagno. C'e fecero passare la sera tardi, al buio...s’entrò dentro nell'acqua e c'era un freddo tremendo. Le armi se bagnarono tutte. Quando s’arivò ad affrontà questa caserma, a chi partivano i colpi a chi un partivano. S’aveva i moschetti e basta e ce se ritirò. Se ritornò un'altra volta a Casa d'Alpe. Da Casa Nova d'Alpe, dopo parecchio tempo, l'era nella primavera, ci riportarono a San Piero in Bagno. Si prese, s’andò a le Balze, da le Balze s’andò a Sant'Agata, nelle Marche. A Sant'Agata s'affrontò...se fece un'azione nella caserma dei repubblichini. Ci seguivano d’appertutto, s'aveva i tedeschi addosso continuamente. La notte ci si fermò tra le Balze e questa Sant'Agata in un casolare. Lì attaccarono. S’era dentro, ci fecero...la notte ...
“Scappate, scappate ci sono i tedeschi !!!!”.
Ci fecero salire su per un greppo. C’era un boschetto, s’era parecchini...
Lì i tedeschi attaccarono a sparare. Ci cascava le frasche dei quercioli addosso. Sembrava che cascasse la grandine, uguale. E sicché via!!! Si scese giù nel fiume, però prima di passare il fiume, si passò in un punto dove c'era un visciaio. Il visciaio l'è quella terra tra i sassarelli e la terra insomma...ci battevano le pallottole, schizzavano i sassi per aria...a me mandò bene. Si scese in questo fiume che non si poteva passare perché c'era parecchia acqua. Allora ci fecero attaccare una corda d'acciaio al filo della teleferica, quella che utilizzavano per smacchiare la legna, e di lì a forza di forza...ma c'era tutti i fili strappati che si infilavano nelle mani. Tutti bagnati, tutti mezzi scalzi, mezzi nudi ci si ritirò. La notte, mi ricordo, sera vicini al Carnaio. Il Carnaio è sopra Santa Sofia. Ci dissero “…bisogna riattraversare la strada…”.
Però c'era la luna. C'era il lume di luna. Bisogna stare attenti perché qui l'è pericolosissimo. Si pensava ci fosse i tedeschi ma alla fine lì si passò e si ritornò alla Casa Nuova. S'arivò che l'era quasi giorno. S’andò un pochino a dormire. Dopo un pochino ci svegliarono un'altra volta...
“Fori, fori c'è i tedeschi!!!”.
Si sentiva sparare da tutte le parti. Lì a Casa Nova ci si incolonnò tutti, sera due o tre brigate, tutti insieme. Si scese alla Seghettina e poi alla Lama. Dalla Lama si risalì e s’andò a l'Eremo, nel Santuario dell'Eremo. E io ero nel battaglione davanti tra i primi, s’era una ventina, se faceva strada a quell'altri. Per salire dalla Lama se passò pei Scalandrini. Ce toccava di tirassi in su tramite le piante per venir su da quante era ritta. Lì s’andò nel convento, dove i frati ce diedero due pani, s’era una ventina, e una forma di formaggio. Se mangiò, poi se riprese sul crocicchio e s’andò in cima alla montagna. Lì quel giorno ci fu la sparatoria di Vallucciole. Da tutte le parti si sentiva sparare e siccome lì alla Casa Nova d'Alpe c'era dell'amici, me dissero:
“...C'è la tu mamma che è venuta a cercarti da Papiano”.
Erano infatti venute due donne, lei e una amica sua, la mamma del Mangani che era del 25 come me anche lui. Lassù l'era uno sbandamento. I cavalli l'ammazzavano con la pistola, perché non camminavano più. C'era la neve e allora dissero...
“Qui noi si va verso le Valli di Comacchio”.
E io: “…Ma…prima di venire anche io andrei ad avvertire i mia perché non sanno che fine ho fatto”. “Ma te vai, noi comunque ce se ritrova alle Valli di Comacchio”.
E così feci. Si prese a piedi di vetta la montagna. Io mi orizzontavo un pochino per scendé a Papiano. Andai verso...l'è chiamato Fonte all'Acero, un podere che è sopra Gaviserri. Si scese verso Fonte all'Acero e con me venne uno di Papiano chiamato...lo chiamavano il “garibaldino” un certo Boschi del 25 come me, stava a Papiano anche lui. Sicché quando si fu sotto la casa di Fonte all'Acero, la sera sul far dello scuro ci si avvicinò giù per venir verso Gaviserri....Madonna...se sentì uno sfrascheggiare...io un lo so...una scarica di mitra, di mitragliatrice… un gran tritio dentro il bosco. Se prese a corsa su dentro nel bosco e se scappò un'altra volta. Loro, i tedeschi, avevano sentito del movimento. Si risalì per aspettare che se facesse buio poi presi il fiume di Fonte all'Acero e scesi giù. La notte piano piano, c'era il lume di luna mi ricordo, se vedeva come de giorno e si venne a finire al Mulino. Al Mulino presi su, se risalì il fiume presi su per la costa uno stradello dentro i campi che andavano su nel colle e piano piano arrivai a casa. Arrivati a casa…. da tutte le parti - la notte no - ma la mattina quando si fece giorno, da tutte le parti tonavano. Sicché i mia me dissero:
“Come se fa a tenette qui?”
E me portarono tra il colle e la Chiesa. C'è due o tre campi e li c'era una fogna che ci passava sopra la treggia con le bestie e c'era un tombino ed entrai li sotto. Ma finché l'era buio un si vedeva nulla ma quando se fece giorno da sotto vedevo la gente sicché tutto il giorno lì fermo perché sarà stato largo così...l’era un buco. La sera quando se fece buio scappai anche di lì e andai a casa. Ma anche a casa ci cercavano da tutte le parti. Il giorno dopo andai a finire a La Ropa. Anche lì entrai sotto un sasso che faceva una specie di buca, però anche lì si vedeva. Quell'altro giorno andai a finì a la Casa Nova (che non è Casa Nova d’Alpe). Alla Casa Nova fu quel giorno che presero quei 17 giovani partigiani dell'Oia. Li conoscevo, venivano di là, dalla Romagna. Sentì quando ammazzarono quello lì a Terra Rossa sotto l'Oia. Sicché anche lì entrai dentro un bugione, che sarebbe un castagno voto e ci stiedi parecchino. E vennero giù anche i tedechi, perché loro vennero giù dall’Oia. Se fermarono. Quando arrivarono lì, viddero che c’era dei seccattoi vicino a me, vennero fino a lì e di sopra ce n'era un altro. Però quello di sopra loro di laggiù forse non lo vedevano. Insomma arrivarono al primo, al secondo non ci arrivarono. Se mi trovavano, anche io ero tra quelli...Quello che sé passato.