Racconti tratti da
E io ero Sandokan. Sguardi partigiani,
di Lorenzo Nasi, Arti grafiche Cianferoni, Stia (Ar) 2011
Salamandra - Giuseppe Luzzi (Castel San Niccolò)
Era un periodo quello, soprattutto per i giovani della mia età che i repubblichini rastrellavano per portar via, era il ‘25. Si decise di nascondisi e non partecipà. Fecero un raduno in teatro e dissero se ci si voleva segnare alla Guardia Nazionale Repubblichina. Io rifiutai. Ebbi una bella costata vai…, mi trattaron di brutto. Lì per lì c'e trattaron di brutto per non avere firmato per i repubblichini ma poi, sa... c'e trattavan sempre così. Soprattutto il mi babbo, che è stato sempre antifascista e che aveva fatto anche la prigione. Da lì poi cominciò a peggiorare la situazione. Squadrette in qua e in là, noi ce se nascondeva di notte e di giorno e quando se seppe che c'era i partigiani su in montagna, se decise, con altri tre o quattro d'andare su alla macchia a sentire. Trovati i partigiani ci dissero:
“Noi vi si piglia volentieri però le armi le avete?” Allora si tornò in giù e c'era ‘sti repubblichini. Stava peggiorando la situazione. Con altri tre se decise de piglialli le armi. Difatti avevano un garage, le tenevano lì, avevano anche una moto. Se prese un carretto, un sacco e se prese i fucili. E da qui se prese queste armi e via con questo carretto. Se mise un sacco sotto e due fasci di legna sopra per coprire. Senza dà nell’occhio, s’arivò su in montagna e s’andò nel Pratomagno da Potente. Ci assegnarono alla terza compagnia. Se stette sempre con Potente fino a quando ce fu lo sbandamento. La terza compagnia era su nel Pratomagno che guardava il Valdarno verso la Rocca, quel piano sopra la Rocca. C’era delle capanne e s’era lì. Questo era nel marzo-aprile. Poi ci trasferirono e ci portarono a Castra sopra Pian di Scò. Lì, appena s’arivò, ce fu un attacco subito con i tedeschi e repubblichini, che là nel Valdarno era pieno. Ce furono colpi de mortaio. Dopo, finito se rientrò a Castra e se stette lì finché anche lì poi...Un giorno facevo la guardia con un altro e a un certo punto se sentì un rumore. Io ero salito su per un ciliegio a prendere delle ciliege che erano appena rosse e gli altri tre erano giù in una specie di trincea. A un certo punto in quella strada che viene verso le Quartiere venne un'autoblinda tedesca. Sicché quando videro che ero sull’albero, tirarono una raffica e io mi lasciai andare da tre metri. Avevano mietuto il grano e caddi in quelle mannelle. Lì per lì battiedi un ginocchio e dopo se decise d’annare via e scappare perché erano vicini. Sicché uno alla volta s’uscì e loro, quando vedevano che s’usciva mitragliavano. C'era un muro. Bastava fare una corsa in quell'angolo e le pallottole battevan tutte lì. Quelli altri tre partirono poi partì io per ultimo. Nel partire uno di questi cadde giù verso un fosso. C’erano delle vitarbe e rimase impigliato, non riusciva a risalire. Sicché iniziò a chiamarmi…
“Beppe!! Beppe!!!!”
Allora tornai indietro. Avevo un coltello, entrai giù e cominciai a taglialle e andette giù nel fosso. E lì insieme si scappò. Quando s’arivò su al comando, il comandante ci disse che gli altri due erano già arrivati. Un altro giorno, il comandante era venuto sotto, dove c’era le cucine, e me disse:
“Salamandra, te sai da dove verranno, tu torni in giù con questi qui.”.
Allora mandò altre tre o quattro persone; io , il commissario politico, Bellino, Cetrini, e un altro. In cinque s’era. Giù ce s’appostò. C'era un ponte verso le Quartiere e lì s’aspettarono. Quando vennero in su, gli altri eran dall'altra parte della strada che era incassata giù dalla boscaglia, s’aprì il fuoco. Una parte dei tedeschi arrivarono a piedi, una parte sulla sinistra. Si fece foco, ma dopo che ci avevan visti iniziarono a sparare con quella mitraglia che avevano. Tiravano senza sapere dove ma venivano avanti. I tedeschi a un certo cominciarono con un fischietto e uno diceva “zurückgezogen!!!” a quelli che erano a piedi, sicché ripiegarono. Rimasero lì i feriti che portaron via...c’era sangue...
Poi quando sentì che dissero “zurückgezogen!!!!”, (zurückgezogen vuol dire indietro, ritirata) dissi:
“Ragazzi se ritirano, svelti scappiamo!!”: se ce vedevano movere, brulicare, s’era del gatto. C’era questo che comandava, il commissario politico che si chiamava Filo, nome di battaglia. Se ritornò su a Chiatta. Io dormivo dentro un casolare grosso sotto nel bosco. Un giorno dice:
“Se parte tutti, s’attraversa l'Arno e si va a Firenze”. Se parte la notte e quando se fu giù ci si divise. In compagnia s’era una cinquantina, cinquantacinque e ce se divise in tre gruppi. Quando se scese da Reggello che s’andava verso Figline Valdarno, un contadino ce disse:
“Fermi che i primi son passati”. Però ora ce sono i tedeschi”.
E allora noi se prese, se tornò indietro e lì in un campone cera la saggina, quella per fare le scope. Sicché cosa se fa cosa un se fa e dopo lungo la statale dell'Arno c’erano camion in su e giù in su e giù e allora si decise di ritornare un po' indietro. Una parte di quelli che traversarono sopra Figline per andare verso Greve e Monte Scalare, li presero. Si vede che fece la spia il fattore, il contadino. Presero la mi compagnia a Pian d'Albero sopra Figline e l'impiccarono anche per le gambe…...li presero tutti. Noi se tornò indietro e ce se organizzò con altri partigiani della zona e ci aggregarono alla settima compagnia della Pio Borri. Sicché dopo se rimase insieme fino a fine guerra. I tedeschi se ritirarono oltre la linea gotica, Stia, Pratovecchio. Un episodio fu quando se prese un tedesco prigioniero a Romena. Si andava alle Tombe. Il comandante nostro era l'avv. Migliorini. Il comandante Licio Nencetti? L'ho visto quando lo portarono giù legato alla coda del cavallo, passò de quie. Passò giù per strada che lo avevano preso i repubblichini. La fucilazione se seppe dopo, perché noi se stava sempre quassù...Poi c'era a Bibbiena il gen. Sacconi. E il Vecchioni…. Eh…il mi Vecchioni. Eh...Vecchioni stette su con la terza compagnia poi vennero giù a Partina...C'era contatti con le staffette che dicevano s’era li...Dopo s’era tutti in queste zone qui perché s’andava verso la Linea Gotica là con i tedeschi. Dopo io, quando arivati l'inglesi ci incorporarono con loro e ci portarono su una squadra di sette, perché volevan persone un po' pratiche. I tedeschi erano già che scendevano verso i Ridragoli, Biserno, la Seghettina. Noialtri insieme con l'inglesi si faceva queste puntate per vedere la situazione. Ci siamo trovati anche in uno scontro perché gli inglesi una volta ce lasciaron scoperti de fianco e meno male che chi aveva sentito sparare e se disse “Dio...sparan addosso a noi. Ma un sono inglesi”. Gli inglesi gli avevano quel fucile strano...il Garant me pare...non mi ricordo, faceva un tonfo invece quello tedesco faceva il tappo (tapum, tapum), infatti c’è anche una canzone. Allora se ripiegò ingiù e ce se svincolò. S'era sopra alla Lama, alla diga dei Ridragoli. Lì poi se seppe che avevano preso dei partigiani e li avevano fucilati a Biserno. Con gli inglesi s’arivò fino giù alle porte del paese di Meldola. Un giorno, arivò il comandante Migliorini con altri sei partigiani. Qui fecero una riunione. Se voleva continuare o tornare indietro? ci fu una discussione. Dopo quella volta, con gli inglesi se nutriva qualche dubbio quando ce lasciarono lì...va a finire che ce se lascia la pelle, ce se disse. Allora fu deciso di ripiegare e tornare. E risalimmo. Quando poi se fu in cima a Campigna se scese a piedi giù fino a Stia e da lì se ritornò a casa. Mi chiamavano Salamandra…avevo gli occhi vispi. “Guarda lì come la guarda...”, dicevano.
Salamandra era il nome di battaglia.