Eduino Francini
di Lino e di fu Eduina Filiberti, nato a Massa Carrara il 17 dicembre 1926, caduto a villa Santinelli -Città di Castello - (Perugia) il 27 marzo 1944,
Rimasto orfano di madre fin dalla nascita, ed in seguito alla partenza del padre per l'Argentina nel 1928, visse, fin dall'infanzia, a Sansepolcro, insieme col fratello Silvio e col nonno materno, che morì nel 1933. Dopo la morte del nonno, venne assistito ed aiutato da Otello Filiberti, suo parente.
Compiuti, con profitto, gli studi medi inferiori, si arruolò volontario nella Marina, nell'ottobre del 1942. L'8 settembre 1943, pur avendo soltanto 17 anni, non esitò un istante per abbandonare il servizio militare, e da La Spezia, ritornò a Sansepolcro.
Influenzato dall'atteggiamento antifascista dei suoi famigliari e di quasi tutta la popolazione di Sansepolcro, data la sua indole di generoso ribelle alla prepotenza, alla vigliaccheria ed al male, convinto che il fascismo aveva rovinato l'Italia, decise di entrare a far parte del movimento della « Resistenza », ed ai primi di ottobre 1943, si recò in Arezzo per prendere contatti con i membri del comitato provinciale di concentrazione antifascista, dai quali ebbe l'incarico di organizzare una formazione di partigiani nell'alta valle del Tevere. Dopo poco più di un mese, la formazione era già in piena efficienza. Nonostante fosse giovanissimo, i suoi compagni ebbero fiducia in Lui, e così fu nominato comandante della formazione stessa. Effettuò numerose e brillanti operazioni, dando sempre prove di grande coraggio, ma anche di generosità verso i nemici. Il 19 marzo 1944 fu uno dei capi del movimento insurrezionale di Sansepolcro, e con i suoi uomini, incurante di rischi e pericoli, difese la popolazione dalla rappresaglia nazi-fascista, combattendo contro forze preponderanti bene armate e bene equipaggiate. Poi partì con un eroico manipolo, diretto nell'Umbria, allo scopo di rinforzare una banda di partigiani che operava nella zona di Spoleto.
Il 27 marzo 1944, a villa Santinelli, dopo aver combattuto per 18 ore e 20 minuti contro ingenti forze nazi-fasciste munite perfino di autoblinde, avendo tanto lui quanto i suoi compagni esaurito le munizioni, fu costretto ad arrendersi. Fascisti e tedeschi rimasero ammirati dal coraggio dimostrato da quel manipolo di ragazzi. Con lusinghe, minacce, sevizie e torture, i fascisti cercarono di avere da essi, ed in modo particolare da Eduino che era stato riconosciuto come capo, notizie sui movimento deila « Resistenza »; ma non una parola uscì dalla loro bocca. Visti inutili tutti i tentativi, i nove eroi vennero schierati lungo il muro di cinta della villa, e crivellati dai colpi dei fucili mitragliatoli. Le loro salme, alle quali furono tolte anche le scarpe, vennero accatastate in una fossa comune, e soltanto nell'aprile 1945 fu possihile dar loro una onorata sepoltura nel cimitero di Sansepolcro.