Siro Rosseti
N. ad Arezzo il 5.2.1919; ufficiale di carriera.
Studente in Scienze economiche, fu chiamato alle armi e l'8 settembre 1943 era mobilitato come sottotenente dell'esercito sul fronte jugoslavo. Rientrato in Arezzo, si diede subito a organizzare giovani renitenti e militari sbandati avviandoli, in gruppi di varia consistenza, sulle montagne del Casentino. Nella sua casa di Subbiano si tennero numerose riunioni tra ex ufficiali e sottufficiali del disciolto esercito e, il 23 novembre 1943, fu a lui affidato il compito di coordinare l'azione delle varie bande partigiane locali, poi costituitesi in Brigata "Pio Borri" e infine in Divisione "Arezzo".
Arrestato dai fascisti alla fine di novembre, il 1° marzo 1944 riacquistò la libertà e, dopo un'ampia ricognizione per la provincia, riassunse la guida delle formazioni aretine, estendendone l'ambito operativo per recare il massimo disturbo possibile alle forze tedesche e fasciste lungo le rotabili delle valli Tiberina, Casentinese e dell'Arno, oltre che sui passi appenninici compresi nel territorio.
Nella notte del 25 maggio 1944, alla scadenza del bando fascista che comminava la pena di morte ai partigiani che non avessero abbandonato la lotta, dispose che avvenisse l'accensione simultanea di grandi falò sui crinali delle montagne circostanti Arezzo, come chiara manifestazione negativa da parte antifascista: "siamo qui, venite a prenderci". Dopo aver raggiunto prima dell'arrivo delle truppe alleate i maggiori centri della provincia (compresa Arezzo), i partigiani guidati da Rosseti rimasero in linea collaborando con queste alla liberazione dell'intero Casentino, svolgendo per gli Alleati preziosi servizi di avanguardia, e di pattugliamento fino al 3 ottobre.