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16 luglio 1944

Un gruppo di soldati tedeschi da S. Polo (comune di Arezzo) si spinsero nella vicina località Pietramala e al Molin dei Palchi per eseguire un attacco contro i partigiani.
L'attacco venne eseguito alle sei antimeridiane. Gli attaccanti penetrarono nella casa del Molin dei Falchi e, liberati alcuni tedeschi che vi si trovavano prigionieri, davano fuoco alla paglia in prossimità della porta, II maresciallo tedesco Hans PLUMER già prigioniero fu udito rispondere alle proteste dei civili, sfollati da Arezzo che indiscriminatamente venivano arrestati, senza riguardo a sesso ed età, con le seguenti testuali parole: "non sfollati, tutti partigiani,tutti morti"; e questo nonostante egli fosse a conoscenza della situazione dei civili catturati.
Strada facendo i tedeschi uccidevano una donna in istato interessante che colpirono deliberatamente anche al ventre la madre di questa e un bimbo che si erano fermati un istante per riprendere fiato; un pò più in su altri due vecchi che anch'essi non potevano camminare. Oltre alle vittime già descritte si lamentano sette feriti, di cui un bambino in fasce,uno di due anni, uno di circa sette ed un vecchio, tutti appartenenti ad una stessa famiglia di coloni. Ebbero la stessa sorte una ragazza antecedentemente seviziata,una donna anziana ed un altro vecchio.
Dal Molin dei Falchi per Pietramala per Vezzano, per Maestà di Vezzano,per Castellaccio, arrivarono a S.Polo e per la discesa di Castellana per l'Angelo custode, per la Fonte e per le case, gli arrestati, che andavano crescendo di numero, divisi in gruppi distinti, arrivarono alla villa Mancini; alcuni di essi furono presi proprio a pochi metri dalla villa Mancini. I prigionieri, quasi tutti civili sfollati, furono rinchiusi nella cantina di Mancini Alfredo,posta a pian terreno della Villa Mancini,e nel garage di Mancini Guido.
Fra i prigionieri vi erano quattro donne con tre bambini,uno dei quali paralizzato. Una era una certa Biondini Palma di Puglia (conosciuta come figlia di Patrizio) che teneva un figlio paralizzato in collo; una certa Vitellozzi,che aveva con sé due bambini, uno di dieci anni ed uno di sette circa.
Nel salire dal Molino dei Falchi al Castellaccio e nello scendere di qui a S. Polo erano spinti a colpi di calcio di moschetto e a scudisciate.
Nella villa Mancini, sia nella cantina, come nel garage, furono flagellati a più riprese con pezzi di tubo di caucciù, con scudisci e con calci di moschetto nelle gambe, nella schiena e nella testa. I loro lamenti e le grida furono uditi a diverse riprese con esclamazioni: "Oh Dio! Oh Dio! Basta, basta" e furono visti grondanti sangue dallo gambe, dal dorso e perfino alla testa. Diversi ebbero gli abiti ridotti a brandelli.
La sera del 14 luglio,alle 17,30 una prima squadra di questi prigionieri uscì dalla Villa Mancini attraverso i campi,raggiunse la villa Gigliosi.
Dopo mezz'ora un altra squadra percorse lo stesso itinerario. Finalmente, verso le 18,30,un ultimo gruppo fece la stessa strada.
Tutti i prigionieri tenevano le mani incrociate dietro la testa, camminavano a stento ed uno era completamente nudo.
Le squadre erano accompagnate da circa 15 soldati ognuno armato di moschetto, di rivoltelle e piccole mazze. I soldati avevano al braccio tre righi neri,su fondo verde in piano ed alcuni tre V capovolti neri su fondo verde.
Circa le ore 19 furono uditi degli spari e detonazioni, poi silenzio assoluto.
Al mattino del 15 luglio un ufficiale del comando tedesco Villa Mancini,venne a comunicare all'Arciprete di S. Polo che "quarantasette uomini erano stati fucilati ad ordinanza del Colonnello,costretto da necessità, perché banditi avevano tirato a soldati tedeschi passanti per le strade a piedi o con automezzi e perché avevano tenuto come prigionieri 16, per lo meno, soldati tedeschi che erano stati liberati dagli altri camerati. Questi banditi erano tutti confessi."
L'arciprete domandò le salme per poter dar loro sepoltura; gli fu risposto: "E' gente morta senza onore e quindi arrivati gli inglesi li seppellirete se li troverete; per ora no."
Alla sera del 15 luglio quattro donne rimaste a Villa Mancini con tre bambini furono fatte salire su di un camion il quale partì con gli altri soldati della villa, una parte dei quali aveva la camicia nera e appartenevano alla S.S.
Nella Villa Macini dopo la partenza dei tedeschi furono trovati i seguenti indirizzi:
- Obgf Helmut Rotkenstain = Feldpost n.29241. Davanti alla busta si trovava scritto: Frau Irmgard Salinga.5 b Rapatten ù. Ostarode (Ostpr).
Mittente: Arb Abger Gerhard Salinga Feldpost n.29241. Interno della busta in un biglietto vi era il seguente indirizzo:

Rudolf Kohlen F.P.N. 29241
Fascette per stampa con l'indirizzo:
Ecalesisch Laudespest Neisse Feldpost
Soldat Paul Rieger, Feldpoat n.26598 A.

A seguito di ciò avendo la voce pubblica additato come luogo dell'esecuzione la Villa Gigliosi in S. Polo, il reverendo Arciprete don Angelo Lazzeri, la sera del 17 luglio, non appena occupato il paese dagli inglesi, ordinava il disseppellimento delle vittime che venivano entro 11. 18 successivo traslate per la maggior parte nel camposanto di S. Polo.
Furono rinvenuti quarantotto e non quarantasette cadaveri degli arrestati e detenuti nella Villa Mancini e massacrati alla Villa Gigliosi,la morte dei quali è avvenuta secondo il parere dei medici per alcuni per arma da fuoco e per altri per soffocamento ed esplosione di gelatina.
Taddeo Orlando, Generale di Corpo d'Armata Comandante Generale, Eccidi e distruzioni perpetrati dalle truppe tedesche nella provincia di Arezzo, Rapporto inviato il 17 agosto 1944 al Governo e alle autorità militari.

14 LUGLIO 1944

AGGHIACCIANTI PARTICOLARI
SULL'ECCIDIO DI SAN POLO DI AREZZO
PERPETRATO DALLE ORDE NAZISTE

Relazione del dott. Aldo Martini e del dott. Carlo Silli che presenziarono al disseppellimento delle vittime: "In data 17 luglio 1944, noi sottoscritti, dott. Aldo Martini e dott. Carlo Silli di Arezzo, medici italiani, dietro invito dei parroci delle parrocchie di Antria e di San Polo, ci siamo recati in frazione San Polo, per procedere alla riesumazione dei cadaveri seppelliti in tre fosse scavate nel boschetto di villa Gigliosi. "Alla nostra presenza sono state aperte due fosse nelle quali sono stati trovati: nella prima buca dieci cadaveri e nella seconda quindici cadaveri e un cadavere depezzato e isolato. Il giorno successivo, 18 luglio, si è proceduto alla escavazione della terza fossa non essendoti stato possibile procedervi in una sola giornata dato il numero elevato delle vittime. "Nella prima fossa sono stati trovati dieci cadaveri, nella seconda quindici, nella terza ventitré e cioè un totale di quarantotto uomini, quivi compresi quelli trovati isolati. "Tutte le vittime, completamente vestite di abiti civili, appaiono deformate per incipiente putrefazione, ma in tutte si notano segni caratteristici, che ci precisano che la morte è avvenuta colla stessa modalità di esecuzione per le fosse n. 1 e 2, mentre per la fossa n. 3 parleremo a parte. "Gli occhi sono sbarrati, quasi proiettati in fuori, la lingua sporge dalle labbra per circa 2-3 centimetri, le unghie delle mani e dei piedi sono il colore cianotico nerastro. Tutti questi segni sono propri della morte per asfissia Intorno al collo, non si riscontra alcun segno circolare che possa far pensare ad una morte per impiccagione. (Sotterrati vivi, dunque!). " Molte vittime presentano segni ecchimotici recenti intorno al tronco, come se in vita fossero stati percossi con un frustino elastico o con nerbo di bue, o con bastone di gomma. " Quattro vittime, pur con i segni della morte asfittica, presentano ampie mutilazioni degli arti, come per maciullamento, dovuto a esplosioni violente. " Nella seconda fossa sono stati rinvenuti dei cartocci di gelatina inesplosi e pezzi di miccia, sufficienti pertanto a darci la spiegazione del maciullamento di alcuni cadaveri. "AI tronco di un albero si notano i residui di una miccia abbandonata sul posto. Da qui la miccia che avvolge il tronco dell'albero è stata recisa per fare il fuoco che doveva condurre alle esplosioni nelle fosse a comune. Al di sopra di queste fosse, fra le frasche. degli alberi, si notano tracce di terra, frammenti di abiti e piccole parti del corpo umano (!!) come pure nelle zone viciniori, in terra, si trovano frammenti di corpo umano, e tra questi spicca la cute completa di un piede, senza ossa, come se fosse stato spellato con tutte le unghie ancora attaccate (!!). "Si dà atto infine, che nessuna vittima presenta traccia di ferita d'arma da fuoco, sempre rispettivamente per le prime due fosse, né lesioni tali da far supporre una causa o concausa determinante la morte.
"Da questi dati si deduce:
"1°) - Che le vittime, per lo meno in gran parte, sono state flagellate prima di essere poste nella fossa.
"2°) - Che nella fossa sono stati posti gli uomini, gli uni sopra gli altri, tutti ancora viventi o quanto meno in stato di incoscienza, fino a giungere a mezzo metro dalla superficie della terra, in modo che dovevano trovarsi stipati gli uni contro gli altri, in sofferenze respiratorie inaudite ".

 
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