Dario Polletti
Racconta il ritrovamento dei corpi di Modesta e Gloriano
[...]Appena giunto ansimante nella piazzuola, penetrai in una capanna invasa ancora dalle fiamme. Era da lì che proveniva quel fumo. Dentro respiravo a fatica. La visibilità era molto confusa; appena sufficiente a distinguere a terra i corpi umani ch'emanavano il fumo accecante e l'odore sgradevole.
Corsi difilato ad una pozza d'acqua, presi un secchio e con quello cercai di spegnere il fuoco, che lento e implacabile distruggeva le salme. Quando il fumo si fu un po' dissolto, notai che un foro rosso segnava ogni proiettile penetrato nelle parti non ancora interamente combuste delle vittime, ch'erano sei ammucchiate una sull'altra. Poco discosto da loro c'era il corpo del piccolo Gloriano, accanto a quello di Modesta, che riconobbi dall'anello matrimoniale più che dagli squarci del pugnale, perché il fuoco aveva imperversato e consumato.
Così trovai la donna che avevo scelto a compagna della mia vita: un tizzo di carbone. E così era dell'ultima sua creatura, sangue del mio sangue.
Tornai sui miei passi verso casa, camminando come un automa. Solo!
Andai a Monte San Savino. A piedi, per scansare la via presidiata dai tedeschi. Tornai verso la Solaia con un'autoambulanza accompagnato da alcuni amici caritatevoli e di fede che, per darmi aiuto, potevano morire. Componemmo i resti delle salme in alcune bare improvvisate e riprendemmo la strada per Monte S. Savino ed infine tumulammo quel che rimaneva di quei poveri corpi nel cimitero della cittadina.
Ma prima d'arrivare a destinazione quante peripezie avevamo dovuto affrontare! Uscendo dalla mulattiera, all'imbocco nella rotabile, le SS ci bloccarono una prima volta, proprio dov'era affisso uno dei cartelli stradali. "Achtung, Banditen!" c'era scritto a grandi caratteri. I tedeschi spalancarono lo sportello dell'ambulanza.
"Fare vedere - imposero - Avere armi?"
"No - risposi - avere morti!"
Fui sul punto di cedere alle lacrime ma strinsi i denti e mi trattenni.
"Aprite" comandò il tedesco indicando le bare. Sollevammo i coperchi. Tutti li vollero veder sollevati!
Avremo fatto un altro chilometro sì e no, che incontrammo un altro posto di blocco. Dovemmo fermarci ancora ed ancora mostrar loro i miseri avanzi delle loro vittime. Dopo che la stessa scena si fu ripetuta per la terza volta, non richiudemmo le casse ed il penoso trasferimento non subì più interruzioni troppo prolungate; finalmente potemmo compiere il nostro ufficio di cristiani.[...]
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