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Alfonso Failla

Militante anarchico, era nato a Siracusa il 30 luglio 1906
Confinato a Ponza dal fascismo in quanto militante anarchico siciliano dal 1930 al 1939 fu tra i protagonisti di una tentata riorganizzazione anarchica tra i confinati. L'11 giugno 1940 la prefettura di Siracusa lo fece internare a Ventotene dove conobbe e apprezzò Gino Lucetti. Similmente agli altri detenuti anarchici non venne liberato dopo il 25 luglio e la caduta del fascismo, ma fu trasferito al campo di concentramento di Renicci. Nel corso della Resistenza si adoperò, nel modenese, per liberare decine di prigionieri destinati ai lager tedeschi e, nel 1945, rivestì la carica di presidente della Federazione Comunista Libertaria dell'Alta Italia e, sempre nel 1945, fu tra i delegati fondatori della F.A.I.
In una sua lunga testimonianza, pubblicata dalla rivista anarchica "L'agitazione del sud" nel 1966, racconta con lucidità l'organizzazione del campo di Renicci, le sofferenze ed i soprusi ai quali erano soggetti i prigionieri; ma Failla racconta anche un episodio di umanità di un ufficiale di servizio a Renicci.
L'ufficiale "aveva in consegna una quarantina di noi per condurci alla prefettura di Arezzo dalla quale avremmo dovuto essere liberati. In viaggio gli facemmo osservare che Arezzo era già nuovamente in mano ai fascisti ed ai tedeschi e condurci là equivaleva a portarci a morte. Quell'ufficiale, nelle quotidiane discussioni che facevamo dimostrava idealità fasciste, però era alieno da atti arbitrari come quelli che erano cari al tenente Panzacchi, suo collega. Alle nostre insistenze, arrivati in località S. Firenze a pochi chilometri da Arezzo, ci fece scendere dal camion e chiamati in disparte chi scrive e Mario Perelli, ci consegnò l'elenco del nostro gruppo dicendoci: "Voi siete responsabili di questi uomini!". Quindi fece girare il camion e ritornò con i soldati della scorta al campo.
Era il tenente Rouep, fiorentino, veniva dagli alpini. Io e Perelli bruciammo il foglio. Quel gruppo di compagni si sciolse e ciascuno si avviò in direzioni diverse verso tutte le strade che ricordano, vivi o morti, la loro presenza nella storia vera della lotta per la libertà."