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9.11.1943

"Cara mamma
Perdonami di quello che ho fatto e che faccio, era necessario perché io non potevo più stare quassù in mezzo a una masnada di vigliacchi, lo vado con i ribelli per difendere l'idea di mio padre che è sempre viva in me e per ridare ancora una volta l'onore alla mia bella Patria.
Mamma non piangere perché io presto tornerò e poi perché devi piangere se sai che tuo figlio è a combattere per un'idea leale e giusta. Non dire a nessuno che io sono con i ribelli perché faresti la mia perdita e quella dei miei compagni. Di a chi ti domanda di me che io sono da Tullio.
Mamma, ti scriverò spesso, quasi tutti i giorni tu forse non potrai scrivere perché io non ho indirizzo fisso. Ho preso 150 lire per il bisogno, sia del viaggio ed altro, poi ho preso tutta la roba di lana, dal freddo così sarò sicuro. Di al sor Luigi, appena ti daranno questa, che la bicicletta l'ha sicura domani e che mi perdoni se ho abusato.
Poi che i bugni di Cricco non c'è da riavere niente perché io feci a vista e così sbagliai.
Quando alle sei ti daranno questa, io sono forse di già a destinazione, dunque non venirmi a cercare perché sarebbe inutile. Mamma ti saluto e ti bacio con tanto affetto tuo aff.mo figlio Licio.
Anche ad essere fascisti di nome, l'idea non muore. "MORTE AI FASCISTI"*.