Gruppi di combattimento "Cremona"
L'arrivo dei volontari segnò una grande svolta nella vita del Gruppo di combattimento "Cremona". Nel giro di poche settimane entrarono a far parte del Gruppo migliaia di uomini di varia età ed estrazione sociale, ma per la massima parte ex partigiani, accomunati dal desiderio di battersi per affrettare la liberazione del Nord. Una dei primi problemi che sollevarono subito i volontari, fu che per ben combattere era necessaria una vasta democratizzazione dell'esercito. E questa fu, in prima linea non meno che nelle retrovie, una delle parole d'ordine che circolavano nel "Cremona". Le iniziali obiezioni sollevate da quella ventata di spirito democratico nei militari di carriera furono rapidamente smontate dalla constatazione dell'onestà morale, della maturità civile e della combattività di fronte al nemico che caratterizzavano la massa dei volontari. La maggior parte degli ufficiali finì così per accettare di buon grado la collaborazione di un vero e proprio "comando ombra", che era quello rappresentato dagli ex capi partigiani sparsi nei vari reparti (generalmente si trattava di semplici fanti), il cui ascendente tra tutti i soldati, e non solo tra i loro ex compagni di formazione, divenne subito superiore a quello di qualsiasi comandante di reparto. Del resto il generale, Primieri fu tra i primi ad adeguarsi alla situazione, mettendosi personalmente in rapporto con i portavoce dei volontari, convocandoli al suo Comando separatamente o in gruppo, scambiando con essi "lettere aperte" sul giornale interno del "Cremona" e discutendo con quei soldati, al di sopra di ogni schema formale, i problemi riguardanti più da vicino la truppa. I volontari vennero a rappresentare all'interno del Gruppo una massa superiore al 50 per cento dell'organico complessivo e in massima parte, per loro esplicito desiderio, vennero impiegati nei reparti di fanteria di prima linea, per cui costituivano veramente l'elemento decisivo del "Cremona".
Agli inizi del 1945 il Gruppo entrò in linea sul tratto compreso tra la ferrovia Ravenna-Alfonsine e il mare. Fin dai primi giorni i reparti del Gruppo dovettero sostenere violenti attacchi e puntate offensive sferrate dai tedeschi.
Il 2 marzo ebbe luogo la sua prima operazione mirante a recidere un pericoloso saliente tedesco in corrispondenza di Torre Primaro. I combattimenti furono durissimi e si protrassero fino al pomeriggio del giorno seguente, quando l'obiettivo fu conquistato di forza. Le perdite furono di 13 morti e 98 feriti.
Quelle subite nell'intera campagna ammontarono a 178 morti, 605 feriti, 80 dispersi.
Forzato il fiume Senio, il Gruppo conquistò Alfonsine, superò il Santerno e progredì velocemente verso nord, liberando, in progressione, Cavarzere, Chioggia, Mestre e Venezia. Il Tricolore fu issato sui pennoni di Piazza San Marco la sera del 2 aprile, tra l'entusiasmo dei cittadini della "Serenissima".
Sull'identità politica dei volontari del Cremona si
sa inoltre che si trattava in larga parte di ex-partigiani
appartenenti a formazioni comuniste e che c'era persino
qualche reduce della Spagna; il giornalista Manlio
Mariani, allora ufficiale del "Cremona", accenna anche
ad "elementi estremisti, anarco-sindacalisti assai
numerosi specialmente tra i toscani". Certo è che
si trattava comunque di un reparto politicizzato e
con una chiara connotazione di sinistra, come è attestato
dalla minacciosa contestazione antimonarchica a cui
dettero vita i "cremonini" in occasione della visita
ai reparti compiuta -in veste di luogotenente del
Regno del Sud- da Umberto di Savoia, proprio a Piove
di Sacco e a Codevigo il 16 maggio '45; Appena la
parata iniziò, al suono della Marcia Reale, quella
venne immediatamente subissata prima da una salva
di fischi e pernacchie, poi dal coro possente di centinaia
di uomini che cantavano
"Abbasso
la casa Savoja", una canzone rivoluzionaria
repubblicana.